Problemi risorse idriche

 

 

La situazione attuale

 

La vita sulla terra dipende fortemente dall'acqua. Un uomo medio necessita di almeno 50 litri di acqua al giorno per bere, cucinare, lavarsi e produrre cibo. Ma esistono grosse ineguaglianze nel modo con cui l'acqua e' consumata nel mondo. Non solo le risorse idriche sono scarse in molte zone del mondo, ma spesso sono anche inquinate o distrutte dalle attività umane come i progetti idroelettrici di larga scala, l'inquinamento industriale ed urbano, la deforestazione, l'utilizzo di pesticidi, il trattamento dei rifiuti e le attività di estrazione mineraria. Anche le trasformazioni dell'ecosistema globale causate dai cambiamenti climatici e dalla desertificazione hanno effetti sulla disponibilità di acqua.

La crescente scarsità e l'aumento della domanda d’acqua hanno portato molti a pensare che nel XXI secolo l'acqua potrebbe ricoprire un ruolo sempre più importante come il petrolio, con mercati idrici che diventano preziosi e politicizzati come i mercati petroliferi.

Attualmente il valore globale dell'industria idrica e' stimato intorno agli 800 miliardi di dollari l'anno, ma solo il 5% e' nelle mani del settore privato.                                                                    La privatizzazione delle risorse idriche è un problema di sempre maggiore importanza. L'acqua è un diritto umano fondamentale visto che non può essere sostituita con nessun altro prodotto e quindi, sebbene la gestione idrica nel pubblico interesse può essere necessaria, questa risorsa vitale non deve essere sottoposta a proprietà privata.

L’allarme è stato lanciato, in particolare, dal Comitato per il Contratto Mondiale sull’Acqua, un coordinamento di associazioni varie, che sostiene la natura di bene comune e patrimonio dell’intera umanità delle acque, e conseguentemente il diritto di tutti ad accedervi poiché l’acqua è innanzitutto un’esigenza vitale.

Va respinta l’idea che il valore dell’acqua possa essere determinato dalle regole di mercato. Nel contempo, essa però è anche una risorsa naturale non illimitata, che va sottoposta ad un uso razionale, senza sprechi e nel rispetto anche delle generazioni future e di tutto l’ambiente.

Man mano che l’«oro blu» si fa più raro (perché le falde sono esaurite o perché inquinate) il processo di mercificazione delle risorse idriche accelera manifestandosi in due diverse forme: l’incremento dei consumi di acqua in bottiglia a scapito di quella del rubinetto e l’affidamento degli acquedotti alla gestione dei privati.

La Banca Mondiale e le istituzioni finanziarie internazionali (IFI), con le multinazionali, chiedono ai paesi poveri di impegnarsi per la privatizzazione del settore in cambio dei prestiti. Gli accordi commerciali vanno nella stessa direzione: richiedono ai paesi di regolare i loro settori idrici e aprirli agli investimenti privati.

Gli strati più poveri della popolazione mondiale hanno disperatamente bisogno dell'acqua e dei servizi igienici, ma l'esperienza dimostra che i poveri vengono ulteriormente marginalizzati quando i governi dei paesi in cui vivono seguono i modelli di privatizzazione. Non potendosi permettere l'allacciamento ai servizi, sono condannati ad usare l'acqua contaminata o a rischio di contaminazione.
Alcuni dei paesi più poveri del mondo come il Mozambico, il Benin, il Niger, il Rwanda, l'Honduras, lo Yemen, la Tanzania, il Camerun e il Kenya sono stati costretti a privatizzare i sistemi di gestione idrica sotto pressione del FMI e della Banca Mondiale. Purtroppo però, invece di ridurre la povertà, per le famiglie meno abbienti la privatizzazione dell'acqua spesso significa non potersi permettere acqua pulita. Per esempio, nel Maggio 2001, il FMI ha imposto un aumento del 95% del prezzo delle tariffe per l'acqua in Ghana, raddoppiando il costo medio di un secchio d'acqua.

Un ulteriore aspetto negativo legato alla privatizzazione del settore idrico è dato dal fatto che le IFI non hanno garantito che i programmi di privatizzazione non danneggeranno la popolazione e il pianeta.
La Banca Mondiale ripropone soltanto un modello fallimentare di sviluppo basato su grandi infrastrutture, tra cui principalmente dighe e sistemi di trasferimento tra bacini acquiferi, e promuove un sempre più forte coinvolgimento del settore privato, senza identificare doveri e responsabilità di questo, nel processo di sviluppo.

E’ inoltre da sottolineare che la privatizzazione non permette di soddisfare i bisogni degli abitanti delle aree rurali e impedisce ai poveri l'accesso alle risorse idriche. Le multinazionali principali hanno anche commesso una serie violazioni ambientali e non sono riuscite a fornire un sistema igienico adeguato.

L'ONU stima che entro il 2025 la quantità media pro capite d’acqua disponibile diminuirà di un terzo rispetto ad oggi e prevede che 7 miliardi di persone in 60 paesi potrebbero rischiare scarsità d’acqua entro il 2050 quando la popolazione globale sarà composta da 9.3 miliardi di individui. I cambiamenti climatici aggraveranno le siccità o aumenteranno la piovosità e le temperature. La FAO dice che l'agricoltura e' responsabile del 70% dei consumi mondiali di acqua, per questo l'organizzazione suggerisce il miglioramento dell'efficienza idrica: l'irrigazione e' estremamente inefficiente, infatti nei sistemi agricoli altamente irrigati circa il 60% dell'acqua va persa. L'industria invece e' responsabile del 20% dei consumi, mentre l'uso domestico rappresenta il 10%.

Un problema invece che bisognerebbe marginare al più presto sono gli sprechi: da monte a valle, cioè dal momento del prelievo alla sua uscita dal rubinetto, quasi un terzo dell’acqua si perde a causa della scarsa efficienza della rete distributiva. E i colossi che sfruttano la sete mondiale non chiedono di meglio…

 

ALCUNI FATTI SULL'ACQUA
-L'acqua dolce disponibile rappresenta meno dell'1% dell'acqua presente sulla terra. Il resto e' acqua di mare, o e' sottoforma di ghiaccio come nelle regioni polari. L'acqua dolce e' naturalmente rinnovabile solo tramite la pioggia, ad un ritmo di 40-50,000 chilometri cubi all'anno.
-31 paesi e oltre 1 miliardo di persone non hanno accesso ad acqua pulita.
-Oltre 5 milioni di persone, soprattutto bambini, muoiono ogni anno per le malattie causate dall'acqua potabile di bassa qualità.
-Ogni 8 secondi muore un bambino a causa dell'uso di acqua contaminata.
-I profitti annuali del settore petrolifero sono meno della metà di quelli del settore idrico. Ma solo il 5% dell'acqua del mondo e' attualmente nelle mani del settore privato.
-Nel secolo passato oltre la metà delle paludi del pianeta sono state distrutte dallo sviluppo economico e dalla conversione ad altri usi. Le paludi sono importanti ecosistemi per la salute dei sistemi naturali e per le popolazioni perché agiscono come filtri e come tamponi per le inondazioni.
-Le falde che forniscono un terzo dell'acqua per la parte continentale degli USA sono sfruttate ad una velocità 8 volte superiore i ritmi di rigenerazione.
-In India, alcune famiglie pagano il 25% del loro reddito per l'acqua.
-La produzione di chip per computer utilizza 18 mln di litri d'acqua al giorno. A livello globale, l'industria usa ogni giorno 1.5 trilioni di litri di acqua e produce 300 miliardi di litri di acque di scarico (sempre su base giornaliera).
-Nel 1996 sono state vendute 56 miliardi di litri d'acqua imbottigliata e si prevede che le vendite raggiungeranno i 143 miliardi di litri entro il 2006. Gli Americani hanno consumato oltre 17 miliardi di litri di acqua imbottigliata nel 1999 a un costo di circa 5 miliardi di dollari.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Risorse idriche in Italia

 

Qualunque discorso sulle esigenze idriche, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, non può prescindere da un'analisi delle risorse idriche.
Una leggenda da sfatare è che l'Italia sia un Paese povero di acqua.
1. Le precipitazioni
Il valore medio delle precipitazioni meteoriche che cadono in un anno sull'Italia si situa intorno ai 300 miliardi di metri cubi, cui corrisponde un'altezza media di precipitazioni di circa 100 mm/anno. Considerato che l'altezza media delle precipitazioni in Europa è pari a circa 650 mm/anno, è evidente che l'Italia riceve un quantitativo di acque meteoriche significativamente superiore alla media europea. Le difficoltà dell'Italia nel campo delle disponibilità idriche sono imputabili sostanzialmente alla irregolare distribuzione sia spaziale che temporale delle precipitazioni sul nostro territorio. La differenza di latitudine fra Nord Italia e Sud Italia e isole comporta notevoli differenze climatiche, con conseguenti differenze nell'altezza media delle precipitazioni fra Nord e Sud con conseguenti differenze nelle disponibilità idriche.
Inoltre è caratteristica dell'Italia una notevole irregolarità temporale delle precipitazioni, con un minimo nel semestre aprile-settembre e un massimo nel semestre ottobre-marzo. A ciò si aggiunga la lunghezza relativamente breve della maggior parte dei corsi d'acqua italiani, che comporta anche tempi di percorrenza relativamente brevi dalla sorgente alla foce. Questo insieme di condizioni è anche causa di fenomeni alluvionali frequenti nel periodo di massima piovosità. In tali casi l'abnorme quantità di precipitazioni concentrata in brevi periodi comporta il rapido scorrimento delle acque verso il mare, in quanto viene superata la capacità di immagazzinamento dei corsi d'acqua, dei laghi e del sottosuolo, sottraendo di fatto enormi quantitativi di acqua ad un possibile uso da parte dell'uomo. Quanto promesso ci spiega perché dei circa 300 miliardi di metri cubi/anno di afflusso meteorico solo 45 miliardi (il 15% circa) viene utilizzato dall'uomo per tutti gli usi.                                                                                                                                                2. I corsi d'acqua
Il potenziale complessivo trasportato dai corsi d'acqua è pari a circa 110 miliardi di metri cubi/anno. L'"acqua disponibile" trasportata dai corsi d'acqua (pari alla somma delle portate minime di essi) è di circa 18 miliardi di metri cubi/anno (pari al 16% del potenziale complessivo). La costruzione di sbarramenti lungo i corsi d'acqua con la conseguente creazione di invasi, incrementando le capacità di immagazzinamento per un totale di circa 8,4 miliardi di metri cubi, ha portato la quantità di acqua disponibile da 18 a circa 40 miliardi di metri cubi/anno.
3. Gli usi dell'acqua
L'acqua comunque prelevata (dai corsi d'acqua, dai laghi, dal sottosuolo) viene utilizzata in Italia per oltre il 50% per uso agricolo, per circa il 20% per uso industriale e per circa il 20% per usi civili.
USO AGRICOLO
L'acqua per uso agricolo viene prelevata per circa il 28% da pozzi e sorgenti, per circa il 6% da invasi e per circa il 66% da corsi d'acqua. L'elevato consumo di acqua per uso agricolo dovrebbe portare a considerare la necessità di una opportuna normativa concernente il possibile riutilizzo agricolo delle acque reflue civili.
USO INDUSTRIALE
I consumi idrici industriali sono fortemente diversificati in relazione al tipo di attività industriale e in relazione al tipo specifico di utilizzo dell'acqua nei vari cicli industriali. Per quanto riguarda l'acqua utilizzata per il raffreddamento, l'impiego di acqua dolce tende a essere sostituito da quello di acqua marina e salmastra. Comunque la totalità dell'acqua prelevata per il raffreddamento viene restituita dopo l'impiego. Ciò vale, anche se in misura più ridotta, per le acque di processo e di servizio prelevate dall'industria. Va però rilevato che l'acqua restituita dalle industrie presenta generalmente caratteristiche di qualità significativamente peggiori rispetto all'acqua prelevata, il che rende l'acqua restituita utilizzabile soltanto dopo opportuni trattamenti. Un altro dato peculiare relativo all'uso industriale dell'acqua è che il trend dei consumi idrici industriali è in diminuzione percentuale rispetto agli altri usi dell'acqua. Il fenomeno sarebbe dovuto, soprattutto in Italia, allo sviluppo maggiore delle industrie leggere rispetto a quelle pesanti (forti consumatrici di acqua) e al sempre più diffuso impiego del riciclo dell'acqua nelle attività industriali.
USO CIVILE
Il maggior problema posto dagli usi civili dell'acqua è costituito dal fatto che l'approvvigionamento idrico delle abitazioni (che costituisce la parte più rilevante degli usi civili) viene effettuato mediante il prelievo, l'adduzione e la distribuzione di un solo tipo di acqua da parte dell'acquedotto. Dovendo l'acqua erogata essere utilizzata anche per scopi potabili, essa dovrà ovviamente soddisfare i requisiti più esigenti della potabilità anche se, in massima parte, viene impiegata per altri usi (igienici, innaffiamento giardini, lavatrici, eccetera) che non richiedono requisiti di qualità elevati come l'uso potabile. Ciò comporta che l'acqua fornita dagli acquedotti deve essere prelevata da fonti sotterranee opportunamente protette o, nel caso di uso di acque di superficie, l'acqua deve essere sottoposta a opportuni trattamenti di potabilizzazione. Questo uso improprio di acque potabili anche per usi non potabili (i quali costituiscono oltre il 90% del consumo dell'acqua distribuita dagli acquedotti) costituisce la causa principale del progressivo impoverimento della disponibilità di acque sotterranee e, di conseguenza, delle situazioni di carenza idrica.
Un possibile correttivo a questa situazione è stato più volte ipotizzato, ma, di fatto, non è stato mai realizzato. Si tratta di costruire una doppia rete di distribuzione; una rete destinata alla distribuzione di sola acqua per usi potabili (o a essi assimilati) in quantità idonee a soddisfare tali utilizzi; e una seconda rete destinata alla distribuzione di acqua con caratteristiche di qualità meno elevate, in quantità idonea a soddisfare gli usi non potabili. Alla realizzazione della doppia rete di distribuzione si oppongono però difficoltà di due ordini:
- problemi finanziari dovuti al notevole impegno economico per la sua attuazione, soprattutto negli insediamenti già esistenti;
- problemi igienico-sanitari legati ai potenziali pericoli per la salute dei consumatori in seguito al possibile uso accidentale, per usi potabili, dell'acqua destinata agli altri usi.